Iraq, 2017
Peshmerga è il primo lavoro autoprodotto da B STUDIO, un progetto di Stefano Sbrulli, visual designer, regista e fotografo; Francesco Sanesi, illustratore, graphic designer e art director, e Margherita Macrì, redattore editoriale e prof di italiano.
Stefano parte per il Kurdistan iracheno con lo scopo di raccontare l’addestramento dei Peshmerga a Erbil. Quando raggiunge la greenzone e incontra questi uomini, si accorge che le loro divise sono messe insieme alla bene e meglio, le loro armi non sono in serie, e anche le scarpe che indossano sono tutte diverse fra loro, e spesso inadatte alle montagne e alla guerriglia. Queste unità di combattenti, alla prima impressione, avevano davvero poco della figura del soldato così come siamo abituati a considerarla nel nostro immaginario. E infatti i Peshmerga sono un esercito autoproclamato, che difende i confini di uno Stato che legalmente non esiste, e sono curdi. Ma anche i curdi sono qualcosa di diverso rispetto al nostro immaginario. In genere li identifichiamo con un popolo guerriero eppure sempre vittima della brutalità di qualcun altro, ma i curdi sono anch’essi carnefici e anch’essi brutali. I curdi, e i Peshmerga, sono prima di tutto esseri umani, con le loro debolezze, le loro vanità, le loro inquietudini, i loro conflitti intestini. Peshmerga è il racconto fotografico di un’unità combattente che difficilmente al primo sguardo sapremmo collocare geograficamente, eppure è così intrinsecamente, inevitabilmente curda.
L’idea di fondo quando abbiamo deciso di mettere insieme questa fanzine era raccontare la storia di uomini comuni che si chiamano a essere soldati, delle loro paure e delle loro nostalgie, ma anche dei loro conflitti più intimi e di come la possibilità di essere ritratti in “uniforme” li inorgoglisca. E che fotografia, grafica e scrittura fossero un accompagnamento sobrio e misurato, senza che nessuna prevalesse sull’altra. Non volevamo che ci fosse una lettura imposta, un senso già dato, volevamo insistere invece sulle sfumature di un popolo e di un esercito così controverso.
Scegliere le foto e montare tutto insieme è stato un po’ più complicato, perché non è semplice staccarsi dai propri scatti; insieme abbiamo scelto le immagini che ci sembravano più significative e le abbiamo incasellate in un concept grafico essenziale ma dedicato, a cui sono affiancati brevi testi che aiutano lo spettatore a non perdersi.
Ci sono lavori fotografici in cui ciò che conta di più è la qualità della foto, la sua composizione; per Peshmerga invece volevamo che emergesse la storia collettiva degli uomini ritratti, e cosa rappresenta per il loro popolo.